Il Canaletto e i pittori veneziani alla National Gallery di Londra

Brundarte fotografa le opere del Canaletto e di altri pittori veneziani esposte nella sala 38 e 39 che la National Gallery di Londra dedica alla pittura di Venezia. Il museo fondato nel 1824 è uno dei più importanti e prestigiosi del mondo vantando una vastissima collezione di oggetti storici e contemporanei che coprono più di 50.000 anni di storia dell’umanità, nonchè oltre 2.300 dipinti datati dalla metà del tredicesimo secolo fino al 1900.

La National Gallery ospita una delle più grandi e belle collezioni dei quadri realizzati dal più famoso pittore vedutista di Venezia, Giovanni Antonio Canal, meglio conosciuto come il Canaletto (1697-1768). Infatti la popolarità del Canaletto tra i “Grand Tourists” inglesi – termine con cui ci si riferisce ai giovani di famiglia nobile che completavano la propria formazione culturale con un ampio viaggio attraverso l’Europa continentale – ha fatto si che le sue opere pittoriche si tr0vino oggi in quantità maggiore in Gran Bretagna che non nella sua nativa Venezia o, addirittura, in Italia.

Dipinti raffiguranti la grandezza di Venezia divennero quindi molto popolari agli albori del turismo moderno quando i visitatori britannici  crearono una forte domanda di  dipinti con vedute di luoghi celebri e feste veneziane da portare con loro come “souvenir” al ritorno a casa. I cosiddetti milord inglesi cercavano soprattutto le opere del Canaletto con le sue  magnifiche vedute che andavano  oltre la precisione topografica per catturare il gioco poetico di luce, acqua e architettura, facendone un’esperienza unica in Venezia.

Giovanni Antonio Canal, nato a Venezia nel 1697, figlio di Bernardo artista specializzato nella produzione di scenografie per allestimenti teatrali veneziani, operò prevalentemente nella sua città, dove raggiunse grande fama  per le sue  grandiose ed originali vedute della città lagunare: il canal grande, le chiese, i palazzi e le piazze veneziane sono rappresentati al pari delle abitazioni più povere, restituendo l’immagine di una città vivace e laboriosa. L’allegra immaginazione del pittore veneziano si estese in un nuovo genere nel quale Canaletto eccelse, il ‘capriccio’, che combinando  realtà e architetture inventate, realizzava nuove vedute immaginarie lontane dai temi religiosi o etici predominanti al tempo. Spinto dal declino del turismo  dovuto  al la Guerra di successione austriaca (1741-1748) nel 1746  si trasferì in Inghilterra, dove dipinse vedute di Londra, Oxford e altre città, nonché le sedi di campagna dei suoi mecenati, ma i suoi dipinti inglesi non erano apprezzati per cui intorno al 1756 l’artista ritornò definitivamente in patria dove venne eletto, grazie a un quadro di Capriccio, all’Accademia Veneziana  e dove continuò a dipingere fino alla sua morte avvenuta nel 1768.

Visenti, “Ritratto di Canaletto”, Londra, The British Museum
© The British Museum, London

Canaletto quindi è il vedutista per eccellenza, conosciuto in tutto il mondo per le sue opere che ritraggono Venezia e il Canal Grande. Ma i suoi quadri non sono importanti solo a livello artistico. Negli ultimi anni si sono dimostrati fondamentali anche per studiare il livello del mare a Venezia e affrontare il problema più grande che affligge la laguna, il fenomeno dell’acqua alta. Il Canaletto utilizzò con maestria la tecnica della “camera oscura” per creare dipinti realistici. Le sue vedute di Venezia sono così accurate da poter essere utilizzate come prove scientifiche per analizzare la variazione del livello del mare nei secoli, quasi fossero fotografie della città scattate prima ancora che la fotografia fosse inventata.

Camera oscura di Antonio Canal, noto come Canaletto, Museo Correr

Guardando i dipinti del maestro si ha l’impressione di muoversi all’interno del contesto urbano come se utilizzassimo un precursore del moderno Google Street View. I dipinti del Canaletto offrono un viaggio che inizia a Rialto e vi fa ritorno dopo aver mostrato tutto lo splendore del Canal Grande.

L’eccezionale gruppo di  dipinti in esposizione presso la National Gallery offre una visione impareggiabile della maestria di Canaletto e dei suoi contemporanei, oltre che della città di cui il pittore divenne simbolo. Sebbene le sue opere appaiano fedeli rappresentazioni di Venezia, infatti, l’abilità di Canaletto viene dalla sua manipolazione della realtà. L’artista, infatti, cambiava la posizione degli edifici o apriva nuove vedute per creare la composizione perfetta, partendo dal reale. Per questo i suoi dipinti furono ricercati con particolare ardore e collezionati.

Sala 38 – Canaletto 

Cortile dello scalpellino, 1725

Benché siamo soliti associare il nome del Canaletto a scene cristalline, prodotte in serie, di celebri vedute, il “Cortile dello scalpellino”, il suo capolavoro, non appartiene a questo genere. Pittura relativamente giovanile, quasi certamente eseguita su commissione per un cliente veneziano, essa presenta una veduta intima della città, come osservata da una finestra sul retro. Non si tratta, in realtà, del cortile di uno scalpellino, ma del Campo San Vidal, ritratto durante le opere di ricostruzione dell’adiacente chiesa di San Vitale.  La chiesa che si vede oltre il Canal Grande è Santa Maria della Carità, ora Accademia delle Belle Arti, la principale pinacoteca di Venezia. Le opere mature del Canaletto sono dipinte in maniera piuttosto misurata su un fondo bianco riflettente, ma in questo caso la pennellata è stata applicata liberamente sopra una base di bruno rossiccio, cosa che spiega tecnicamente la calda tonalità dell’insieme. Nubi temporalesche si vanno diradando, e il sole proietta dense ombre, le cui marcate diagonali contribuiscono a definire lo spazio e ad articolare l’architettura. Ad animare la scena e a determinare la scala del dipinto non sono dogi o dignitari, ma semplici lavoratori e bambini veneziani. In primo piano sulla sinistra, una madre ha posato la scopa per accorrere in aiuto del piccolo monello caduto a terra, osservata da una donna che arieggia la biancheria da letto a una finestra sovrastante e da una bambinetta dall’aria compunta.  Gli scalpellini inginocchiati sono intenti al lavoro. Una donna siede filando alla finestra. La città, segnata dalle intemperie, cadente, continua a vivere; e sotto l’alta torre campanaria di Santa Maria della Carità c’è la misera casupola, con un audace drappo rosso appeso alla finestra, che riceve la più viva luce del sole.

Cortile dello scalpellino, 1725, Canaletto

Venezia: Palazzo Ducale e la Riva degli Schiavoni (1730)

Venezia: Palazzo Ducale e la Riva degli Schiavoni, 1730, Canaletto.

Gli edifici rappresentati in questo quadro lungo la Riva degli Schiavoni sono (da sinistra a destra): la colonna di San Marco; Palazzo Ducale; il Ponte della Paglia; le prigioni; la chiesa incompiuta della Pietà (S. Maria della Visitazione). L’architettura di questa zona è rimasta quella attuale. Di fronte al Ponte della Paglia vi è un riparo precario e un locale di arrotino. Precedentemente pensato per essere un lavoro di studio, il recente restauro ha chiarito che il dipinto è opera autografa, probabilmente del 1730. Un’altra versione è presente nella collezione Tatton Park (National Trust).

Venezia: La festa di San Rocco (1735 circa)

Venezia: La festa di San Rocco, circa 1735, Canaletto.

A Venezia il 16 agosto, giorno della festa di San Rocco, si commemora la fine della terribile peste del 1576 (di cui morì anche Tiziano). In questo giorno il Doge ascoltava la messa a San Rocco, nel luogo dove era sepolto il santo. La pittura del Canaletto mostra la grande processione di dignitari di stato e ambasciatori che escono dalla chiesa. I partecipanti portano mazzolini di fiori che venivano loro consegnati all’arrivo come memoria della peste. Il Doge viene riparato da un parasole e indossa ori ed eleganti abiti da cerimonia bordati di ermellino. Ci sono delle tende a proteggere dal sole i partecipanti. Tradizionalmente nel giorno della festa si teneva  presso la Scuola di San Rocco, una mostra di dipinti. I quadri che ornano la scuola non sono stati identificati.

Venezia: Il Canal Grande con S. Simeone Piccolo (1740 circa)

Venezia: Il Canal Grande con S. Simeone Piccolo, circa 1740, Canaletto

La cupola della chiesa del 18° secolo di S. Simeone Piccolo (SS. Simeone e Giuda), fu ricostruita da Scalfarotto e consacrata nel 1738. Questo è uno dei grandi quadri di Canaletto meglio concepiti ed eseguiti, ed è impressionante per il controllo della luce e degli effetti prospettici, nonchè  la rappresentazione vivace dei dettagli.

Una Regata sul Canal Grande (1740 circa)

Questo lavoro rappresenta la regata annuale fatta a Venezia in occasione del carnevale. Alcune delle figure in primo piano indossano la “bauta”, un costume con maschera bianca e il mantello nero che era indossato tipicamente durante il carnevale. Il dipinto mostra la gara delle gondole a un remo. Le braccia del doge Alvise Pisani, che governò nel periodo 1735-41, sono visibili sulla “macchina della regata” o padiglione galleggiante sulla sinistra, da cui venivano sventolate ai vincitori bandiere colorate. Questo dipinto è compagno di “Venezia: Il Bacino di San Marco il giorno dell’Ascensione” del Canaletto con la stessa data.

Una Regata sul Canal Grande, circa 1740, Canaletto.

Il dipinto fa parte del gruppo: due scene di manifestazioni veneziane

Venezia: Il Bacino di San Marco il giorno dell’Ascensione (1740) 

Il dipinto mostra una veduta del Palazzo Ducale a destra, con Santa Maria della Salute e l’ingresso al Canal Grande a sinistra. La cerimonia annuale dello “Sposalizio del mare” sta per avere luogo. Il corteo ufficiale si sta facendo strada dal Palazzo Ducale alla chiatta con le autorità: il Bucintoro e l’ombrello cerimoniale del Doge sono appena visibili in mezzo alla folla. Il Doge lascerà cadere un anello d’oro dalla barca a simboleggiare il matrimonio di Venezia con il mare. Le braccia del doge Alvise Pisani, che governò dal 1735-41, sono visibili sul Bucintoro. Questi dettagli e alcune considerazioni stilistiche forniscono la data approssimativa del lavoro. Questo dipinto e il suo pendant, “Una regata sul Canal Grande”, sono tra le vedute più grandi di Venezia che Canaletto ha eseguito per i tanti turisti facoltosi che venivano a Venezia per visitare la città e per partecipare alle imponenti cerimonie pubbliche che si tenevano sul Canal Grande.

Venezia: Il Bacino di San Marco il giorno dell’Ascensione, circa 1740, Canaletto.

Il dipinto fa parte del gruppo: due scene di manifestazioni veneziane.

Venezia: Piazza San Marco  e il colonnato delle Procuratie Nuove (1756 circa)

Questa è una veduta di S. Marco e del campanile presa da sotto il colonnato delle “Procuratie Nuove” sul lato sud della piazza. Una delle figure in primo piano tiene in mano una tazza e piattino; nelle vicinanze (ma fuori dal quadro) si trova il famoso Caffè Florian, centro della vita sociale veneziana. Questo dipinto fa il paio con ‘Venezia: Piazza San Marco’. La coppia è datata per motivi stilistici al 1756 circa, dopo il ritorno di Canaletto a Venezia. Possono essere correlati a questa immagine un certo numero di disegni preparatori sopravvissuti (Windsor, Royal Collection, e Davide Villiers raccolta; ex raccolta Reverly). Queste opere mostrano composizioni che si estendono più a sinistra di quello che si vede nella pittura. Ulteriori studi del gruppo includono un lavoro a New York (Metropolitan Museum of Art, Collezione Lehman), e un disegno già nella Galleria Nazionale, ma ora trasferito al British Museum.

Venezia: Piazza San Marco e il colonnato delle Procuratie Nuove, circa 1756, Canaletto.

Il dipinto fa parte del gruppo: “Due vedute di Piazza San Marco”

Venezia: Piazza San Marco (1758 circa)

Questo dipinto e il suo compagno “Piazza San Marco e il colonnato delle Procuratie Nuove” sono opere tarde di Canaletto raffiguranti vedute della basilica di San Marco da entrambi i lati della piazza principale. Si vede la basilica incorniciata dalle colonne di un portico ad ovest della piazza. L’uomo in piedi sulla destra tiene una tazza e un piattino. Il caffè Florian, uno dei più famosi di Venezia, si trova nelle vicinanze. Il quadro venne probabilmente dipinto, con il suo pendant ‘Piazza San Marco  e il colonnato delle Procuratie Nuove’, alla fine degli anni 1750, dopo il ritorno di Canaletto dall’Inghilterra.

Venezia: Piazza San Marco, circa 1758, Canaletto.  

Il dipinto fa parte del gruppo: due Vedute di Piazza San Marco

Eton College (1754)

Eton College, circa 1754, Canaletto.

Qui, ad est oltre il fiume Tamigi, si vede il College Eton. La posizione generale della cappella è quella vista da questa direzione, ma molti particolari degli edifici sono inventati. Il dipinto è datato per motivi di stile. Canaletto si trovava vicino a Windsor nel 1747, ma questo sembra essere un lavoro successivo.

Londra: Interno della Rotonda a Ranelagh (1754)

Londra: Interno della Rotonda a Ranelagh.1754, Canaletto

L’iscrizione in lingua italiana sul retro della tela originale afferma che il quadro è stato dipinto a Londra nel 1754 per il patrono dell’artista Thomas Hollis, e che era la prima volta che dipingeva questa veduta unica nel lavoro dell’artista. La Rotonda di Ranelagh Gardens a Chelsea, è stata eretta come luogo pubblico per eventi vari nel 1741 e chiusa nel 1803. Vi si svolsero vari concerti musicali e Mozart vi si esibì nel 1764.

Sala 39 – Francesco Guardi e altri pittori veneziani

Nato a Venezia, figlio di un pittore minore, raggiunse grande fama con grandi vedute, sull’esempio del Canaletto, sviluppando però presto un suo stile improntato ad una maggiore libertà nel rendere il gioco suggestivo delle luci e l’attività frenetica della città con eleganti pennellate in libertà. Amava rappresentare sia l’architettura della città che gli abitanti in scene di interni ed esterni. Nel 1719 sua sorella sposò Giovanni Battista Tiepolo, il quale potrebbe aver influenzato la vivacità e i colori dei suoi dipinti. L’approccio più “impressionistico” di Guardi trovò particolare espressione in piccoli dipinti di scene immaginarie o capricci molti dei quali esposti  nella sala 39.

Venezia: il Canale della Giudecca e le Zattere (1765-70), Francesco Guardi

Venezia: il Canale della Giudecca e le Zattere, probabilmente 1765-70, Francesco Guardi

Questa spettacolare veduta di Venezia è tra le opere più complete del Guardi, uno dei principali pittori di paesaggi del 18° secolo. A lungo considerata il capolavoro della collezione De Ganay (in cui è rimasto fino al 1989), è paragonabile per dimensioni e ambizioni all’immenso paio di dipinti di Guardi a Waddesdon Manor, La Collezione Rothschild (National Trust).

Guardi ha scelto di rappresentare in questo dipinto uno dei punti meno conosciuti di Venezia, guardando a ovest, lungo il lato nord del Canale della Giudecca, con il Bacino di San Marco alle spalle, e l’isola della Giudecca appena visibile all’estrema sinistra. Il quadro fornisce importanti testimonianze visive della comparsa delle Zattere in tale data presso il campanile di Sant’Agnese, che sorge sopra l’orizzonte appena a destra del centro, demolito nel 1837-1838. Il dipinto è rimasto con il suo pendant, che mostra ‘Il Palazzo Ducale dal Bacino di San Marco’, fino al 1910, data in cui quest’ultimo fu acquisito da Musée des Beaux-Arts, Strasburgo, ma successivamente andato distrutto nel 1947. Guardi dipinse questa veduta in più di un’occasione: i quadri che la rappresentano sono a Cambridge, Massachusetts (Fogg Art Museum) e Berlino (Gemäldgalerie), anche se tutti sono su scala molto più piccola. Questa è senza dubbio la rappresentazione di maggior successo dell’artista per la scenografia del soggetto e può essere datato al periodo di maturità, probabilmente alla fine del 1760.

Venezia: Palazzo Ducale e il Molo (1770 circa), Francesco Guardi

Venezia: Palazzo Ducale e il Molo, circa 1770, Francesco Guardi. Il dipinto fa parte del gruppo: due Vedute di Venezia.

A destra del Palazzo Ducale si vedono le prigioni di stato, mentre a sinistra la Biblioteca, la Zecca, e il Granaio di Stato (ora distrutto); sul davanti appare ormeggiata la galea ducale utilizzata dal doge per tutte le occasioni fatta eccezione per la cerimonia del giorno dell’Ascensione. Questo lavoro e il suo pendant, ‘Venezia: La Punta della Dogana’ sono databili intorno al 1770. Un disegno (Venezia, Museo Correr) include alcuni studi di figure e le barche che vengono utilizzati in questo dipinto.

Venezia: Punta della Dogana (1770 circa), Francesco Guardi

Venezia: Punta della Dogana, circa 1770, Francesco Guardi. Il dipinto fa parte del gruppo: due Vedute di Venezia.

La cupola di S. Maria della Salute domina lo scorcio. A sinistra sono il Seminario e la Dogana da Mar; a destra S. Gregorio e il campanile di S. Vio. Esistono diverse versioni di questa veduta del Guardi. Questa immagine con il suo pendant, ‘Venezia: Palazzo Ducale e il Molo’ è databile intorno al 1770. Un disegno della composizione è sopravvissuto (Vienna, Albertina).

Villa del Timpano Arcuato (1782 circa), Francesco Guardi

Villa del Timpano Arcuato, circa 1782, Francesco Guardi.

Questa è una di una serie di quattro vedute topografiche di ville venete dipinte per John Strange, britannico residente a Venezia 1773-90. Gli altri quadri della serie sono vedute di Villa Loredan in Veneto dove Strange aveva la sua residenza di campagna. Sia Villa Loredan, che prese in affitto, che la vicina Villa del Timpano Arcuato (così chiamata per la sua copertura ad arco) appartenevano alla famiglia Loredan.

Strange è stato un mecenate molto esigente, e fu molto severo con Guardi in questa commissione. Egli richiese i disegni e precisò che voleva vedute topografiche accurate di queste ville. Guardi era più abituato a dipingere vedute abbozzate di Venezia e i suoi canali che vendeva come souvenir per i turisti britannici, per cui la commissione di Strange non era tipica del suo stile. I dipinti di questa serie sono quindi  una testimonianza della versatilità e della capacità di Guardi di adattare il suo metodo alle esigenze del cliente.

Le nozze di Federico Barbarossa, circa 1752-3, Giovanni Domenico Tiepolo

Le nozze di Federico Barbarossa, circa 1752-3, Giovanni Domenico Tiepolo.

Il matrimonio dell’imperatore Federico I con Beatrice, figlia del conte di Borgogna, fu celebrato a Würzburg nel 1156. Compositivamente, questa immagine è legata all’affresco del padre dell’artista, Giovanni Battista Tiepolo, del 1752 (Residenz, Würzburg) pensato per essere un modello per questo affresco.

Il Tramonto (The Sunset), 1506-1510, Giorgione

Il Tramonto (The Sunset), 1506-1510, Giorgione.

Si è pensato che le figure in primo piano mostrate in questa immagine siano San Rocco e il suo assistente Gothardus, che si prendeva cura dell’ulcera sulla gamba di San Rocco. Se così fosse, l’immagine potrebbe essere stata dipinta per commemorare la liberazione dalla peste, contro la quale San Rocco venne invocato nel Veneto nel 1504. All’estrema destra Sant’Antonio spunta dalla sua caverna. A metà strada, a destra, San Giorgio è mostrato su un cavallo che si impenna mentre attacca un drago. Questa parte del dipinto è, tuttavia, quasi interamente opera di un restauratore di metà del 20° secolo.

Noli me tangere, circa 1514, Tiziano

Noli me tangere, circa 1514, Tiziano.

Questo è uno dei due primi lavori di Tiziano nella collezione. Cristo appare alla Maddalena dopo la risurrezione per consolarla. In un primo momento lei pensa che sia un giardiniere e quando lo riconosce lui le dice di non toccarlo – ‘noli me tangere’ (lascia nessuno mi tocchi) – come raccontato nei Vangeli (Giovanni 20: 14-18). La Bibbia riporta che Cristo salirà presto al cielo e manderà lo Spirito Santo ai suoi seguaci: non vuole per questo che loro si aggrappino alla sua presenza fisica. Radiografie mostrano che Cristo era originariamente dipinto indossando un cappello da giardiniere e si voltava per allontanarsi dalla Maddalena.

L’Adorazione dei Magi, 1506-7, Giorgione

L’Adorazione dei Magi, 1506-7, Giorgione.

Forse dipinto come parte della predella di una pala d’altare, anche se erano rare le predelle fatte durante la vita di Giorgione. I tre re magi  sono tutti in ginocchio. Il più importante ha già presentato il suo dono, che è stato preso da San Giuseppe.

Una veggente a Venezia, circa 1756, Pietro Longhi

Una veggente a Venezia, circa 1756, Pietro Longhi.

La scena si svolge sotto il portico inferiore esterno del Palazzo Ducale a Venezia, dove mettevano le tende uomini di spettacolo e ciarlatani, soprattutto a carnevale. L’iscrizione sulla colonna, probabilmente si riferisce alla elezione o incoronazione nel 1752 del doge Francesco Loredan (1685-1762). L’altra iscrizione riguarda il posto vacante di sacerdote per la parrocchia di S. Trovaso nel 1752.

Esposizione di un rinoceronte a Venezia, probabilmente 1751, Pietro Longhi

Esposizione di un rinoceronte a Venezia, probabilmente 1751, Pietro Longhi.

Il dipinto registra un evento storico, l’esposizione in Europa per il carnevale del 1751 di un rinoceronte portato in Europa dieci anni prima. Questo era uno dei pochi rinoceronti visti in Europa dal 1515, quando Dürer fece la sua famosa stampa sulla base di disegni di quello che era stato portato a Lisbona. Longhi rappresenta per l’occasione con spontanea semplicità l’uomo di spettacolo che mostra l’animale a un gruppo di spettatori in costume di carnevale, tenendo in una mano il corno dell’animale e una frusta.

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Bibliografia e sitigrafia

http://www.nationalgallery.org.uk/

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